domenica 19 luglio 2015

UNA CASA PER I CUORI FERITI (Incontro Mondiale delle Famiglie - Philadelphia 2015)

L'amore è la nostra missione. La famiglia pienamente viva
Come per ogni Incontro Mondiale delle Famiglie, anche in vista dell’appuntamento di Philadelphia la catechesi preparatoria riveste un ruolo centrale: intitolata L'amore è la nostra missione. La famiglia pienamente viva” (CLICCA QUI) è stata preparata dall’Arcidiocesi di Philadelphia e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

“Questa catechesi spiega come tutta la dottrina cattolica in materia di sessualità, matrimonio e famiglia derivi dagli elementi di base della nostra fede in Gesù. Partendo da un racconto che inizia dalla nostra creazione, essa evoca brevemente la nostra caduta e le sfide che abbiamo di fronte mettendo in risalto, nel contempo, il progetto di Dio per la nostra salvezza. L’amore è la nostra missione, ed è amando Dio ed amandoci l’un l’altro che vivremo in pienezza”.

La pubblicazione si articola intorno ai seguenti temi: “Creati per la gioia”, “Una missione di amore”, “Il significato della sessualità umana”, “Due diventano uno”, “Creare l'avvenire”, “Ogni amore porta frutto”,“Luce in un mondo di tenebre”, “Una casa per i cuori feriti”, “Madre, maestra, famiglia: natura e ruolo della Chiesa”, “Scegliere la vita”.

Ho scelto di condividere con i lettori del CdC alcuni passi del testo sulle questioni relative all'omosessualità. Pur rinviando alla lettura integrale del testo, per una comprensione più approfondita e meglio contestualizzata, ritengo che la catechesi qui offertaci dalla Santa Sede, esemplifichi bene delle linee guida per procedere con coerenza dalla dottrina ad una prassi più efficace, così da permanere nella verità a Cristo offrendo autentica accoglienza.

Perché la Chiesa non riconosce i cosiddetti matrimoni tra persone dello stesso sesso
134. Basando il matrimonio su di una soddisfazione dell’eros o delle emozioni è reso più facile dalla separazione del sesso dalla procreazione e conduce all’ipotesi delle unioni tra persone dello stesso sesso. Oggi, in alcuni Paesi, esistono movimenti che vogliono ridefinire il matrimonio come se si trattasse di una qualsiasi relazione affettiva o sessuale forte tra adulti consenzienti. Laddove il divorzio e la contraccezione sono abitudini stabilite e laddove questo punto di vista rielaborato del matrimonio ha messo radici, ridefinire il matrimonio per includervi anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso può sembrare una nuova tappa plausibile.

135. Per quanto riguarda l’ipotesi del matrimonio tra persone dello stesso sesso, come è noto la Chiesa si rifiuta di legittimarlo o di riconoscerlo. Non è che essa denigri o non apprezzi l’intensità dell’amicizia o dell’amore tra persone dello stesso sesso. Dovrebbe essere chiaro, a questo punto della catechesi, che la Chiesa Cattolica ritiene che ciascuno di noi sia chiamato a dare e a ricevere amore. Amicizie caste tra persone dello stesso sesso, devote e capaci di sacrificarsi, sono apprezzabili. Poiché i cattolici si impegnano ad amare, a praticare l’ospitalità, ad essere interdipendenti, e a “portare i pesi gli uni degli altri” (cfr. § 88), la Chiesa, a tutti i livelli, alimenterà e sosterrà le occasioni di amicizie caste, cercando sempre la solidarietà con coloro che, per qualsiasi ragione, non possono sposarsi.

136. La vera amicizia è una vocazione antica e degna di lode. Sant’Aelredo di Rievaulx osservava che il desiderio di avere un amico nasce dal profondo dell’anima ( De Spirituali Amicitia,1,51). I veri amici producono “frutto” e “dolcezza”, in quanto si aiutano a vicenda a rispondere a Dio, incoraggiandosi l’un l’altro a vivere il Vangelo ( De Spirituali Amicitia,1,45-46). “Coltivata tra persone del medesimo sesso o di sesso diverso, l’amicizia costituisce un gran bene per tutti. Conduce alla comunione spirituale” (CCC, 2347. Cfr.§102).

137. Ma come dovrebbe essere chiaro a questo punto, quando i cattolici parlano di matrimonio si riferiscono a qualcosa di diverso da altri rapporti d’amore particolarmente intensi, anche se questo amore è profondo e sopporta sacrifici per lunghi periodi di tempo. Una intimità affettiva intensa e a lungo termine non è sufficiente per il matrimonio. Il matrimonio, come del resto era universalmente riconosciuto fino a poco tempo fa in occidente, si fonda sui obblighi derivanti dalle possibilità e dalle sfide poste dal potenziale procreativo del dimorfismo sessuale.

138. La Chiesa invita tutti gli uomini e tutte le donne a vedere nella loro sessualità la possibilità di una vocazione. Raggiungere la maturità come uomo o come donna significa porsi alcune domande: in che modo Dio mi chiama ad integrare la mia sessualità nel suo progetto di vita nei miei confronti? Creati ad immagine di Dio, il nostro destino è sempre comunione, sacrificio, servizio e amore. La questione per ciascuno di noi è come donarci con la nostra specificità sessuale nel matrimonio o in una vita di celibato in comunità. In nessun caso il nostro desiderio di eros o la nostra preferenza sentimentale devono essere sovrani o autonomi; in entrambi i casi, saremo inevitabilmente chiamati a fare sacrifici che non avremmo scelto se avessimo scritto noi stessi la nostra storia.

L’attuale contesto filosofico, giuridico e politico del matrimonio
139. I dibattiti sulla ridefinizione del matrimonio, comprese le questioni che riguardano il matrimonio tra persone dello stesso sesso, sollevano questioni giuridiche e politiche. Nella teoria politica e in teologia, i cattolici parlano della famiglia come di un’istituzione pre-politica (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 214). In altri termini, la famiglia è legalmente “anteriore” ad ogni società civile, alla comunità e allo stato politico, in quanto “naturale e primitivo è il diritto al coniugio” (Leone XIII, Lettera Enciclica Rerum Novarum (RN), 1891, 9). La società non inventa o fonda la famiglia; piuttosto, la famiglia è il fondamento della società: “In questo modo la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società” (Gaudium et Spes, 52). L’autorità pubblica ha, pertanto, il dovere di proteggere e di servire la famiglia.

140. Fino a poco tempo fa, questa visione della famiglia era largamente accettata anche dai non cattolici. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, del 1948, sottolinea che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato” (Art. 16). Ma dato che sempre più giurisdizioni re-immaginano il matrimonio come una questione di preferenze individuali, lasciando cadere ogni collegamento organico con la differenza sessuale e con la procreazione, e dato che incoraggiano una visione contrattuale del matrimonio, questo consenso è andato scomparendo. Oggi, lo Stato pretende sempre di più di inventare il matrimonio e di ridefinirlo a piacimento (Evangelii Gaudium, 66). Verosimilmente, la famiglia non costruisce più la società e lo Stato; piuttosto, oggi lo Stato presume di inquadrare e di legittimare la famiglia.

141. Alcuni legislatori stanno cercando di codificare questa inversione filosofica con nuove leggi sul matrimonio. Invece di accogliere il matrimonio come un’istituzione fondata sulla natura, questa nuova prospettiva considera il matrimonio come qualcosa di infinitamente plastico, subordinato e malleabile alla volontà politica. La Chiesa non ha altra scelta che resistere a questo revisionismo, a salvaguardia delle famiglie, del matrimonio e dei figli.

142. Una società che pensa erroneamente che il matrimonio sia sempre rinegoziabile, e che debba rendere conto solo al consenso umano autoreferenziale, vedrà il matrimonio essenzialmente come un contratto, come un accordo volontario tra detentori autonomi di diritti individuali. Ma questi semplici contratti non sono la stessa cosa di un matrimonio fondato su un patto di misericordia. La logica di questi contratti non è quella di San Paolo in Efesini 5, in cui marito e moglie si amano alla maniera della Croce. Il ragionamento che sottende questi contratti difettosi è in contrasto con il dono del matrimonio come sacramento dell’Alleanza.

143. La Chiesa ha l’obbligo di resistere alla diffusione di false argomentazioni a favore del matrimonio. Papa Francesco fa osservare che:

In ripetute occasioni, la Chiesa ha servito come mediatrice per favorire la soluzione di problemi che riguardano la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della vita, i diritti umani e civili, ecc. E quanto grande è il contributo delle scuole e delle università cattoliche nel mondo intero! È molto positivo che sia così. Però ci costa mostrare che, quando poniamo sul tappeto altre questioni che suscitano minore accoglienza pubblica, lo facciamo per fedeltà alle medesime convinzioni sulla dignità della persona umana e il bene comune (Evangelii Gaudium, 65).

144. Come abbiamo detto all’inizio di questa catechesi, tutto l’insegnamento della Chiesa in materia di matrimonio, famiglia e sessualità discende da Gesù. La teologia morale cattolica è un racconto coerente che soddisfa le domande più profonde dell’umanità — un unico racconto unificato derivante dalle convinzioni cristiane fondamentali sulla creazione e l’Alleanza di Dio, la caduta dell’umanità e l’incarnazione, la vita, la crocifissione e la risurrezione di Gesù Cristo. Questi insegnamenti presuppongono un costo e delle sofferenze per tutti coloro che vogliono essere discepoli di Gesù, ma aprono anche nuove opportunità di bellezza e prosperità per gli esseri umani.

145. Quando la vera natura del matrimonio è compromessa o mal compresa, la famiglia si indebolisce. E, quando la famiglia è debole, siamo tutti inclini a un tipo di individualismo brutale. Noi perdiamo troppo facilmente l’abitudine della bontà di Cristo e delle esigenze della sua Alleanza. Quando la famiglia è forte, quando crea uno spazio per il marito, la moglie e i figli per praticare l’arte del dono di sé secondo il modello dell’Alleanza di Dio, allora in un mondo di tenebre entra la luce. Questa luce rivela la vera natura dell’umanità. Ecco perché la Chiesa si oppone alle ombre che minacciano la famiglia.

146. Tutti noi siamo caduti. Il disordine presente nel cuore degli uomini ha un contesto sociale e conseguenze nella società. La comunione per la quale siamo stati creati è minacciata dai nostri desideri disordinati, dalle situazioni economiche in cui ci troviamo, dalla pornografia, la contraccezione, il divorzio e la confusione giuridica o intellettuale. Ma l’amore è la nostra missione, e la Chiesa cerca una vita sociale alternativa, una comunità fondata sulla misericordia, la generosità, la libertà e la fedeltà di Gesù. I numerosi ministeri della Chiesa promuovono la cultura della vita, come l’aiuto ai poveri, il sostegno alla pianificazione familiare naturale, o l’articolazione di una filosofia più coerente per il diritto. Quando i cattolici resistono al divorzio o al matrimonio tra persone dello stesso sesso, o ancora a revisioni confuse del diritto del matrimonio, noi ci assumiamo anche la responsabilità di promuovere comunità di sostegno e di amore. 

La dottrina cattolica dipende dalla comunità cattolica
164. Gran parte dell’insegnamento morale di Cristo, e quindi l’etica cattolica, è esigente. Ma, nei cristiani, essa presume uno spirito di discepolo, una vita di preghiera e un impegno a dare una testimonianza cristiana sul piano sociale ed economico. Soprattutto, essa presuppone una vita in una comunità cristiana, vale a dire una famiglia di uomini e donne che hanno incontrato Gesù, e che insieme testimoniano che egli è il Signore, nel desiderio che la loro vita sia modellata dalla sua grazia e dalla sua grazia e dall'auto reciproco a rispondervi.

165. La dottrina cattolica sull’omosessualità deve essere intesa in questa luce. Lo stesso insegnamento che esorta chi è attratto da persone dello stesso sesso a vivere la castità sotto la forma della continenza invita anche tutti i cattolici ad abbandonare le proprie paure, ad evitare ogni ingiusta discriminazione e ad accogliere i fratelli e le sorelle omosessuali in una comunione di amore e verità nella Chiesa (Cfr. CCC, 2358-59). Tutti i cristiani sono chiamati a guardare in faccia le proprie inclinazioni sessuali disordinate e a crescere in castità — nessun individuo sfugge a questa esigenza — e dunque nella loro capacità di dare e ricevere amore in coerenza con il loro stato di vita (Cf. CCC, 2337, 2348). Eppure la risposta a questo appello alla conversione è inevitabilmente un work in progress da parte nostra, peccatori in via di recupero che formiamo i membri della Chiesa. Si tratta per questo di creare in seno alla famiglia, alla parrocchia e alla comunità cristiana in senso ampio, un ambiente di sostegno reciproco che permetta la crescita morale e il cambiamento.

166. La fretta con la quale oggi si vuole approvare e dare uno status legale alla convivenza tra persone dello stesso sesso, o eterosessuali, deriva da una comprensibile paura della solitudine. Sempre di più, nella cultura dominante secolare, il fatto di avere un partner sentimentale viene percepito quasi come una necessità e si pensa che l’insegnamento della Chiesa sia crudele, in quanto condanna gli uomini e le donne a una vita di solitudine.

167. Ma se i parrocchiani ordinari comprendessero gli argomenti che sottendono il celibato vissuto come una pratica comunitaria, e se le chiese domestiche prendessero più seriamente l’apostolato dell’ospitalità, allora l’antica dottrina cattolica sulla castità vissuta nella continenza al di fuori del matrimonio potrebbe sembrare più plausibile agli occhi dei nostri contemporanei. In altre parole, se le nostre parrocchie fossero realmente luoghi in cui “single” non significhi “solitario”, dove reti allargate di amici e famiglie condividano realmente le gioie e i dolori gli uni degli altri, allora forse alcune delle obiezioni poste alla dottrina cattolica potrebbero essere neutralizzate. I cattolici possono abbracciare un apostolato dell’ospitalità, qualunque sia l’ostilità o l’indifferenza della cultura che li circonda. Nessuno limita i cattolici, laici o appartenenti al clero, nell’amicizia che possono offrire alle persone in difficoltà.


PREGHIERA PER L’INCONTRO
MONDIALE DELLE FAMIGLIE DI 
PHILADELPHIA 2015

Dio e Padre di tutti noi,
in Gesù, tuo Figlio e nostro Salvatore,
ci hai resi
tuoi figli e tue figlie
nella famiglia della Chiesa.
La tua grazia e il tuo amore
aiutino le nostre famiglie
ovunque nel mondo
ad essere unite
nella fedeltà al Vangelo.
L’esempio della Sacra Famiglia,
con l’aiuto dello Spirito Santo,
guidi tutte le famiglie,
specialmente quelle con maggiori problemi,
ad essere focolari di comunione e di preghiera
e a cercare sempre la tua verità e la vita nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gesù, Maria e Giuseppe, pregate per noi!

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