sabato 25 luglio 2015

Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Accogliere ed accompagnare i nostri fratelli e le nostre sorelle con attrazione per lo stesso sesso (Convegno: 10-12 agosto 2015 Plymouth, Michigan)

Prof.ssa Janet Smith
Consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia
Negli USA, un convegno estivo tratterà la delicata questione della pastorale diretta alle persone attratte dallo stesso sesso

Stati Uniti d'America, 13 luglio 2015 (ZENIT.org) Kathleen Naab

Un imminente incontro si propone di aiutare tutti coloro che nella Chiesa sono interessati alla cura pastorale delle persone omosessuali.

Janet Smith, titolare della cattedra “Father Michael J. McGivney” di bioetica al Seminario Maggiore del Sacro Cuore di Detroit, collabora all’organizzazione del convegno "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Accogliere ed accompagnare i nostri fratelli e le nostre sorelle con attrazione per lo stesso sesso", che si svolgerà il 10-12 agosto a Plymouth, .

ZENIT ha intervistato la professoressa Smith sul convegno e, più in generale, sulla recente decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti sul "matrimonio" per persone dello stesso sesso.

ZENIT: La conferenza, che avrà luogo tra breve, si propone di affrontare due questioni difficili sollevate dai Lineamenta per il Sinodo di ottobre sulla famiglia. Quali sono i principi generali da evidenziare nella cura per le persone con tendenze omosessuali e le loro famiglie, alla luce del modo in cui i loro diritti sono proposti nella società?

Smith: Il convegno " Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Accogliere ed accompagnare i nostri fratelli e le nostre sorelle con attrazione per lo stesso sesso", che si svolgerà il 10-12 agosto a Plymouth, Michigan, promosso dall'Arcidiocesi di Detroit e da Courage International produrrà anche un volume che raccoglie diversi saggi sull’argomento. Il libro, che sarà pubblicato da Ignatius Press, “Vivere la verità nella carità. Approcci pastorali su questioni omosessuali”, suggerisce già dal titolo alcuni principi.

Sicuramente non dobbiamo isolare coloro che sperimentano attrazione per lo stesso sesso (ASS) e farli sentire come se fossero parte di un gruppo emarginato. Dal momento che è diventato "accettabile" "dichiararsi", la maggior parte di noi è consapevole del fatto che alcuni dei nostri fratelli, figli, amici, colleghi di lavoro, genitori, maestri, ecc sperimentano ASS. Sono "noi", nel senso che sono intima parte delle nostre relazioni affettive e vogliamo che continuino ad esserlo. Amarli significa rimanere in contatto con loro; significa voler sentire quello che sta succedendo loro; significa parlare cortesemente con e di loro; significa invitarli a eventi in cui si sentano accolti e amati. Significa non insultarli mai o parlare dell’ASS con disprezzo. Da parte mia, credo che le parole "sodomia e sodomita" dovrebbero essere mandate in pensione.

Dobbiamo anche dire la verità a chi sperimenta ASS e sull’ASS. Dobbiamo lavorare molto seriamente per trovare un modo non offensivo per condividere le nostre convinzioni cattoliche sull’ASS. Questo risulta più facile se abbiamo un rapporto amorevole con chi sperimenta un’ASS. Chi sa che ci preoccupiamo per lui è più disposto ad ascoltare quello che diciamo. Una verità che dovrebbe accompagnare sempre la riflessione è che tutti noi lottiamo con alcune difficili tentazioni e che gli "eterosessuali" non hanno alcun motivo per ritenersi superiori nei confronti di coloro che sperimentano un’ASS. Le peccaminose bravate sessuali delle persone eterosessuali, al giorno d’oggi, lasciano davvero poco spazio per chi vorrebbe ergersi a giudice di chi prova un’ASS.

Una verità che chi prova ASS deve comprendere è l'amore di Dio per lui e il Suo desiderio di essere in una relazione sponsale con lui, come la verità che spesso possiamo accettare meglio noi stessi se siamo in grado di perdonare coloro che ci hanno fatto del male. Occorre ricordare, con delicatezza, che molte persone portano croci significative nella loro vita e che sperimentano il loro bisogno di rimanere casti e eventualmente celibi, come una croce, ma questa croce è accompagnata da tante grazie e opportunità di testimoniare Cristo.

La verità deve essere detta anche alle persone eterosessuali che pensano che l'amore per le persone con ASS consista nel non dire loro la verità. Sono troppo pochi coloro che sanno che tipo di vita vivono gli uomini che fanno sesso con uomini e le donne che fanno sesso con le donne. Non sanno molto della promiscuità e del sesso anonimo praticato da molti uomini e della straziante monogamia seriale praticata da molte donne. Inoltre non sanno che la vita di molti ha dimostrato che coloro che vivono con ASS possono trovare una profonda pace e felicità vivendo secondo l’insegnamento della Chiesa, anche se, come per tutti noi, il percorso di una vita virtuosa può essere molto impegnativo.

ZENIT: I due volumi che raccoglieranno i saggi presentati alla conferenza prenderanno in considerazione molti aspetti dell’omosessualità. Nell'introduzione al primo volume lei sottolinea che: "non siamo del tutto ignari su come servire chi prova un’ASS, ma certamente abbiamo ancora molto da imparare". Potrebbe farci qualche esempio?

Smith: Nel corso del tempo, come l'umanità così anche la Chiesa, impara a conoscere meglio alcuni fenomeni. Ad esempio, una volta, le prostitute erano generalmente viste come donne malvagie che avevano fatto una riprovevole scelta di una "carriera". Ora sappiamo che ci sono pochi di questi casi, anzi, la maggior parte di loro provengono da situazioni tragiche come l'abuso sessuale e la tossicodipendenza e alla fine non si sentono degne di altre relazioni. Anche se la Chiesa non ha cambiato la sua idea della prostituzione come peccato terribile, ha tuttavia cambiato il modo di vedere le prostitute.

La visione culturale e psicologica dell'omosessualità varia grandemente, da perversione indicibile a malattia psicologica, fino ad un orientamento dono di Dio. Il Catechismo afferma che l'omosessualità non è una scelta; ma questo, naturalmente, non significa che è innata. Secondo l’opinione più aggiornata una persona sperimenterebbe ASS per una serie di fattori, come un difetto nell’identità di genere, un rapporto problematico con il genitore dello stesso sesso, interessi dissonanti rispetto al gruppo dei pari sesso, ecc. Purtroppo l'APA [l’Associazione americana di psicologia] e le leggi in molti stati sostengono che l’attrazione omosessuale non possa essere "riparata" e vietano agli psicologi di aiutare le persone con ASS che cercano aiuto. Questo ha indubbiamente ostacolato i progressi nel comprendere come aiutare le persone con ASS. Una manciata di psicologi coraggiosi che si sforzano di fornire aiuto a coloro che lo cercano, hanno scoperto molte tecniche utili, spesso dirette a difficoltà diverse dall’ASS.

Quanto più conosciamo circa le cause dell’ASS e impariamo nuove tecniche per aiutare coloro che vivono un’ASS, tanto più cambieranno i nostri approcci pastorali.

È molto importante rilevare anche come i giovani crescono subendo un indottrinamento che vuol far loro credere che l'omosessualità sia la stessa cosa dell'eterosessualità. Hanno familiari e amici che vivono un’ASS e sono diventati molto accoglienti nei loro confronti. Il fatto che non capiscano l'insegnamento della Chiesa e quindi non lo accettino è naturalmente un grave problema ma, quando finalmente prendono confidenza con l'insegnamento della Chiesa e lo accettano, i loro buoni rapporti con le persone con ASS li mettono in grado di trovare modi positivi per relazionarsi con loro nella verità. Potrebbero essere in grado di dare lezioni a tutti noi.

ZENIT: Courage, un apostolato cattolico internazionale che accoglie pastoralmente le persone con ASS, è una delle più importanti iniziative volte a sostenere le persone con tendenze omosessuali, e sponsor del convegno. Quali sono i punti di forza e di debolezza dell’Apostolato Courage?

Smith: Non ho particolare dimestichezza con il funzionamento di Courage sul campo. Lo conosco per lo più attraverso la sua letteratura ed i suoi principi, che mi sembrano davvero eccellenti. Ho sentito dire da molte persone come Courage sia stato determinante per consentirgli di vivere una vita casta nella ricerca della santità. Ho anche sentito dire che Courage non sarebbe per tutti. Credo che alcuni pensino che si focalizzi su di una forma di castità “forzata” e non s’impegni abbastanza contro il disprezzo di sé, di cui soffrono molte persone con ASS. Tuttavia non c’è nulla nella loro letteratura che possa sostenere tali affermazioni, ma ogni gruppo locale ha una sua identità e sono sicura che la qualità del leader e il livello di impegno dei membri varii. So che c'è stata in passato una certa diffidenza nei confronti di Courage in alcune diocesi. Diffidenza che si è progressivamente dissipata, da quando sempre più vescovi riconoscono la saggezza dell'approccio di Courage. Attualmente Courage è molto richiesto e benvenuto, penso che l’organizzazione faccia fatica a rispondere a tutti, ma è un buon problema da avere. So che accolgono volentieri feedback sul proprio operato, quindi spero che coloro che hanno critiche da fare le condividano con Courage.

ZENIT: #LoveWins [L’amore vince] è stato l’hashtag che ha risposto alla sentenza della Corte Suprema del mese scorso, che definisce come un diritto costituzionale il "matrimonio" per persone dello stesso sesso. Ha davvero vinto l'amore?

Smith: Neanche un po'. Mi viene in mente un canzone country che dice "cerco l’amore in tutti i posti sbagliati". L’amore veramente complementare, l’amore sponsale che genera la vita è semplicemente impossibile in una relazione omosessuale. Ci saranno ancora più disillusioni e sofferenze emotive per le persone con ASS che proveranno il "matrimonio". Questo significherà naturalmente più figli cresciuti da coppie dello stesso sesso, che non consentirà loro di sperimentare l’importantissimo amore dei genitori di entrambi i sessi. Penso che l'hashtag corretto dovrebbe essere #bambinisconfitti.

ZENIT: Lei insegna in un seminario. Sulla base del suo lavoro con questi giovani che saranno i pastori della Chiesa nel prossimo decennio, come percepisce il compito che li attende per quanto riguarda aiutare la Chiesa a trasmettere il suo messaggio sulla dignità umana e sulla sessualità alla prossima generazione? Riusciremo a far comprendere ai giovani l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità?

Smith: Il compito è estremamente difficile. Generazioni di cattiva catechesi hanno derubato i giovani della sana formazione dei loro genitori. La buona notizia è che questi giovani sono fermamente convinti della verità della dottrina della Chiesa, hanno una profonda conoscenza delle fonti degli errori della cultura moderna, e hanno cuori coraggiosi e generosi. Rispetto al modo di vita peccaminoso degli eterosessuali, c'è una enorme quantità di buon materiale ancora da elaborare; lo stiamo mettendo a punto per insegnare la verità sulla questione omosessuale. I film “Il desiderio delle colline eterne” e “The Third Way” hanno aperto gli occhi a molte persone, così come la serie di 5 video catechesi, prodotte da Courage, sulla cura pastorale delle persone omosessuali.

---

In rete:


domenica 19 luglio 2015

UNA CASA PER I CUORI FERITI (Incontro Mondiale delle Famiglie - Philadelphia 2015)

L'amore è la nostra missione. La famiglia pienamente viva
Come per ogni Incontro Mondiale delle Famiglie, anche in vista dell’appuntamento di Philadelphia la catechesi preparatoria riveste un ruolo centrale: intitolata L'amore è la nostra missione. La famiglia pienamente viva” (CLICCA QUI) è stata preparata dall’Arcidiocesi di Philadelphia e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

“Questa catechesi spiega come tutta la dottrina cattolica in materia di sessualità, matrimonio e famiglia derivi dagli elementi di base della nostra fede in Gesù. Partendo da un racconto che inizia dalla nostra creazione, essa evoca brevemente la nostra caduta e le sfide che abbiamo di fronte mettendo in risalto, nel contempo, il progetto di Dio per la nostra salvezza. L’amore è la nostra missione, ed è amando Dio ed amandoci l’un l’altro che vivremo in pienezza”.

La pubblicazione si articola intorno ai seguenti temi: “Creati per la gioia”, “Una missione di amore”, “Il significato della sessualità umana”, “Due diventano uno”, “Creare l'avvenire”, “Ogni amore porta frutto”,“Luce in un mondo di tenebre”, “Una casa per i cuori feriti”, “Madre, maestra, famiglia: natura e ruolo della Chiesa”, “Scegliere la vita”.

Ho scelto di condividere con i lettori del CdC alcuni passi del testo sulle questioni relative all'omosessualità. Pur rinviando alla lettura integrale del testo, per una comprensione più approfondita e meglio contestualizzata, ritengo che la catechesi qui offertaci dalla Santa Sede, esemplifichi bene delle linee guida per procedere con coerenza dalla dottrina ad una prassi più efficace, così da permanere nella verità a Cristo offrendo autentica accoglienza.

Perché la Chiesa non riconosce i cosiddetti matrimoni tra persone dello stesso sesso
134. Basando il matrimonio su di una soddisfazione dell’eros o delle emozioni è reso più facile dalla separazione del sesso dalla procreazione e conduce all’ipotesi delle unioni tra persone dello stesso sesso. Oggi, in alcuni Paesi, esistono movimenti che vogliono ridefinire il matrimonio come se si trattasse di una qualsiasi relazione affettiva o sessuale forte tra adulti consenzienti. Laddove il divorzio e la contraccezione sono abitudini stabilite e laddove questo punto di vista rielaborato del matrimonio ha messo radici, ridefinire il matrimonio per includervi anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso può sembrare una nuova tappa plausibile.

135. Per quanto riguarda l’ipotesi del matrimonio tra persone dello stesso sesso, come è noto la Chiesa si rifiuta di legittimarlo o di riconoscerlo. Non è che essa denigri o non apprezzi l’intensità dell’amicizia o dell’amore tra persone dello stesso sesso. Dovrebbe essere chiaro, a questo punto della catechesi, che la Chiesa Cattolica ritiene che ciascuno di noi sia chiamato a dare e a ricevere amore. Amicizie caste tra persone dello stesso sesso, devote e capaci di sacrificarsi, sono apprezzabili. Poiché i cattolici si impegnano ad amare, a praticare l’ospitalità, ad essere interdipendenti, e a “portare i pesi gli uni degli altri” (cfr. § 88), la Chiesa, a tutti i livelli, alimenterà e sosterrà le occasioni di amicizie caste, cercando sempre la solidarietà con coloro che, per qualsiasi ragione, non possono sposarsi.

136. La vera amicizia è una vocazione antica e degna di lode. Sant’Aelredo di Rievaulx osservava che il desiderio di avere un amico nasce dal profondo dell’anima ( De Spirituali Amicitia,1,51). I veri amici producono “frutto” e “dolcezza”, in quanto si aiutano a vicenda a rispondere a Dio, incoraggiandosi l’un l’altro a vivere il Vangelo ( De Spirituali Amicitia,1,45-46). “Coltivata tra persone del medesimo sesso o di sesso diverso, l’amicizia costituisce un gran bene per tutti. Conduce alla comunione spirituale” (CCC, 2347. Cfr.§102).

137. Ma come dovrebbe essere chiaro a questo punto, quando i cattolici parlano di matrimonio si riferiscono a qualcosa di diverso da altri rapporti d’amore particolarmente intensi, anche se questo amore è profondo e sopporta sacrifici per lunghi periodi di tempo. Una intimità affettiva intensa e a lungo termine non è sufficiente per il matrimonio. Il matrimonio, come del resto era universalmente riconosciuto fino a poco tempo fa in occidente, si fonda sui obblighi derivanti dalle possibilità e dalle sfide poste dal potenziale procreativo del dimorfismo sessuale.

138. La Chiesa invita tutti gli uomini e tutte le donne a vedere nella loro sessualità la possibilità di una vocazione. Raggiungere la maturità come uomo o come donna significa porsi alcune domande: in che modo Dio mi chiama ad integrare la mia sessualità nel suo progetto di vita nei miei confronti? Creati ad immagine di Dio, il nostro destino è sempre comunione, sacrificio, servizio e amore. La questione per ciascuno di noi è come donarci con la nostra specificità sessuale nel matrimonio o in una vita di celibato in comunità. In nessun caso il nostro desiderio di eros o la nostra preferenza sentimentale devono essere sovrani o autonomi; in entrambi i casi, saremo inevitabilmente chiamati a fare sacrifici che non avremmo scelto se avessimo scritto noi stessi la nostra storia.

L’attuale contesto filosofico, giuridico e politico del matrimonio
139. I dibattiti sulla ridefinizione del matrimonio, comprese le questioni che riguardano il matrimonio tra persone dello stesso sesso, sollevano questioni giuridiche e politiche. Nella teoria politica e in teologia, i cattolici parlano della famiglia come di un’istituzione pre-politica (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 214). In altri termini, la famiglia è legalmente “anteriore” ad ogni società civile, alla comunità e allo stato politico, in quanto “naturale e primitivo è il diritto al coniugio” (Leone XIII, Lettera Enciclica Rerum Novarum (RN), 1891, 9). La società non inventa o fonda la famiglia; piuttosto, la famiglia è il fondamento della società: “In questo modo la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società” (Gaudium et Spes, 52). L’autorità pubblica ha, pertanto, il dovere di proteggere e di servire la famiglia.

140. Fino a poco tempo fa, questa visione della famiglia era largamente accettata anche dai non cattolici. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, del 1948, sottolinea che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato” (Art. 16). Ma dato che sempre più giurisdizioni re-immaginano il matrimonio come una questione di preferenze individuali, lasciando cadere ogni collegamento organico con la differenza sessuale e con la procreazione, e dato che incoraggiano una visione contrattuale del matrimonio, questo consenso è andato scomparendo. Oggi, lo Stato pretende sempre di più di inventare il matrimonio e di ridefinirlo a piacimento (Evangelii Gaudium, 66). Verosimilmente, la famiglia non costruisce più la società e lo Stato; piuttosto, oggi lo Stato presume di inquadrare e di legittimare la famiglia.

141. Alcuni legislatori stanno cercando di codificare questa inversione filosofica con nuove leggi sul matrimonio. Invece di accogliere il matrimonio come un’istituzione fondata sulla natura, questa nuova prospettiva considera il matrimonio come qualcosa di infinitamente plastico, subordinato e malleabile alla volontà politica. La Chiesa non ha altra scelta che resistere a questo revisionismo, a salvaguardia delle famiglie, del matrimonio e dei figli.

142. Una società che pensa erroneamente che il matrimonio sia sempre rinegoziabile, e che debba rendere conto solo al consenso umano autoreferenziale, vedrà il matrimonio essenzialmente come un contratto, come un accordo volontario tra detentori autonomi di diritti individuali. Ma questi semplici contratti non sono la stessa cosa di un matrimonio fondato su un patto di misericordia. La logica di questi contratti non è quella di San Paolo in Efesini 5, in cui marito e moglie si amano alla maniera della Croce. Il ragionamento che sottende questi contratti difettosi è in contrasto con il dono del matrimonio come sacramento dell’Alleanza.

143. La Chiesa ha l’obbligo di resistere alla diffusione di false argomentazioni a favore del matrimonio. Papa Francesco fa osservare che:

In ripetute occasioni, la Chiesa ha servito come mediatrice per favorire la soluzione di problemi che riguardano la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della vita, i diritti umani e civili, ecc. E quanto grande è il contributo delle scuole e delle università cattoliche nel mondo intero! È molto positivo che sia così. Però ci costa mostrare che, quando poniamo sul tappeto altre questioni che suscitano minore accoglienza pubblica, lo facciamo per fedeltà alle medesime convinzioni sulla dignità della persona umana e il bene comune (Evangelii Gaudium, 65).

144. Come abbiamo detto all’inizio di questa catechesi, tutto l’insegnamento della Chiesa in materia di matrimonio, famiglia e sessualità discende da Gesù. La teologia morale cattolica è un racconto coerente che soddisfa le domande più profonde dell’umanità — un unico racconto unificato derivante dalle convinzioni cristiane fondamentali sulla creazione e l’Alleanza di Dio, la caduta dell’umanità e l’incarnazione, la vita, la crocifissione e la risurrezione di Gesù Cristo. Questi insegnamenti presuppongono un costo e delle sofferenze per tutti coloro che vogliono essere discepoli di Gesù, ma aprono anche nuove opportunità di bellezza e prosperità per gli esseri umani.

145. Quando la vera natura del matrimonio è compromessa o mal compresa, la famiglia si indebolisce. E, quando la famiglia è debole, siamo tutti inclini a un tipo di individualismo brutale. Noi perdiamo troppo facilmente l’abitudine della bontà di Cristo e delle esigenze della sua Alleanza. Quando la famiglia è forte, quando crea uno spazio per il marito, la moglie e i figli per praticare l’arte del dono di sé secondo il modello dell’Alleanza di Dio, allora in un mondo di tenebre entra la luce. Questa luce rivela la vera natura dell’umanità. Ecco perché la Chiesa si oppone alle ombre che minacciano la famiglia.

146. Tutti noi siamo caduti. Il disordine presente nel cuore degli uomini ha un contesto sociale e conseguenze nella società. La comunione per la quale siamo stati creati è minacciata dai nostri desideri disordinati, dalle situazioni economiche in cui ci troviamo, dalla pornografia, la contraccezione, il divorzio e la confusione giuridica o intellettuale. Ma l’amore è la nostra missione, e la Chiesa cerca una vita sociale alternativa, una comunità fondata sulla misericordia, la generosità, la libertà e la fedeltà di Gesù. I numerosi ministeri della Chiesa promuovono la cultura della vita, come l’aiuto ai poveri, il sostegno alla pianificazione familiare naturale, o l’articolazione di una filosofia più coerente per il diritto. Quando i cattolici resistono al divorzio o al matrimonio tra persone dello stesso sesso, o ancora a revisioni confuse del diritto del matrimonio, noi ci assumiamo anche la responsabilità di promuovere comunità di sostegno e di amore. 

La dottrina cattolica dipende dalla comunità cattolica
164. Gran parte dell’insegnamento morale di Cristo, e quindi l’etica cattolica, è esigente. Ma, nei cristiani, essa presume uno spirito di discepolo, una vita di preghiera e un impegno a dare una testimonianza cristiana sul piano sociale ed economico. Soprattutto, essa presuppone una vita in una comunità cristiana, vale a dire una famiglia di uomini e donne che hanno incontrato Gesù, e che insieme testimoniano che egli è il Signore, nel desiderio che la loro vita sia modellata dalla sua grazia e dalla sua grazia e dall'auto reciproco a rispondervi.

165. La dottrina cattolica sull’omosessualità deve essere intesa in questa luce. Lo stesso insegnamento che esorta chi è attratto da persone dello stesso sesso a vivere la castità sotto la forma della continenza invita anche tutti i cattolici ad abbandonare le proprie paure, ad evitare ogni ingiusta discriminazione e ad accogliere i fratelli e le sorelle omosessuali in una comunione di amore e verità nella Chiesa (Cfr. CCC, 2358-59). Tutti i cristiani sono chiamati a guardare in faccia le proprie inclinazioni sessuali disordinate e a crescere in castità — nessun individuo sfugge a questa esigenza — e dunque nella loro capacità di dare e ricevere amore in coerenza con il loro stato di vita (Cf. CCC, 2337, 2348). Eppure la risposta a questo appello alla conversione è inevitabilmente un work in progress da parte nostra, peccatori in via di recupero che formiamo i membri della Chiesa. Si tratta per questo di creare in seno alla famiglia, alla parrocchia e alla comunità cristiana in senso ampio, un ambiente di sostegno reciproco che permetta la crescita morale e il cambiamento.

166. La fretta con la quale oggi si vuole approvare e dare uno status legale alla convivenza tra persone dello stesso sesso, o eterosessuali, deriva da una comprensibile paura della solitudine. Sempre di più, nella cultura dominante secolare, il fatto di avere un partner sentimentale viene percepito quasi come una necessità e si pensa che l’insegnamento della Chiesa sia crudele, in quanto condanna gli uomini e le donne a una vita di solitudine.

167. Ma se i parrocchiani ordinari comprendessero gli argomenti che sottendono il celibato vissuto come una pratica comunitaria, e se le chiese domestiche prendessero più seriamente l’apostolato dell’ospitalità, allora l’antica dottrina cattolica sulla castità vissuta nella continenza al di fuori del matrimonio potrebbe sembrare più plausibile agli occhi dei nostri contemporanei. In altre parole, se le nostre parrocchie fossero realmente luoghi in cui “single” non significhi “solitario”, dove reti allargate di amici e famiglie condividano realmente le gioie e i dolori gli uni degli altri, allora forse alcune delle obiezioni poste alla dottrina cattolica potrebbero essere neutralizzate. I cattolici possono abbracciare un apostolato dell’ospitalità, qualunque sia l’ostilità o l’indifferenza della cultura che li circonda. Nessuno limita i cattolici, laici o appartenenti al clero, nell’amicizia che possono offrire alle persone in difficoltà.


PREGHIERA PER L’INCONTRO
MONDIALE DELLE FAMIGLIE DI 
PHILADELPHIA 2015

Dio e Padre di tutti noi,
in Gesù, tuo Figlio e nostro Salvatore,
ci hai resi
tuoi figli e tue figlie
nella famiglia della Chiesa.
La tua grazia e il tuo amore
aiutino le nostre famiglie
ovunque nel mondo
ad essere unite
nella fedeltà al Vangelo.
L’esempio della Sacra Famiglia,
con l’aiuto dello Spirito Santo,
guidi tutte le famiglie,
specialmente quelle con maggiori problemi,
ad essere focolari di comunione e di preghiera
e a cercare sempre la tua verità e la vita nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gesù, Maria e Giuseppe, pregate per noi!

sabato 18 luglio 2015

VEDERE IL VOLTO DI DIO (Benedetto XVI)


Mandylion di Edessa
"Il desiderio di conoscere Dio realmente, cioè di vedere il volto di Dio è insito in ogni uomo, anche negli atei. E noi abbiamo forse inconsapevolmente questo desiderio di vedere semplicemente chi Egli è, che cosa è, chi è per noi. Ma questo desiderio si realizza seguendo Cristo, così vediamo le spalle e vediamo infine anche Dio come amico, il suo volto nel volto di Cristo. L'importante è che seguiamo Cristo non solo nel momento nel quale abbiamo bisogno e quando troviamo uno spazio nelle nostre occupazioni quotidiane, ma con la nostra vita in quanto tale. L'intera esistenza nostra deve essere orientata all’incontro con Gesù Cristo all’amore verso di Lui; e, in essa, un posto centrale lo deve avere l’amore al prossimo, quell’amore che, alla luce del Crocifisso, ci fa riconoscere il volto di Gesù nel povero, nel debole, nel sofferente. Ciò è possibile solo se il vero volto di Gesù ci è diventato familiare nell’ascolto della sua Parola, nel parlare interiormente, nell'entrare in questa Parola così che realmente lo incontriamo, e naturalmente nel Mistero dell’Eucaristia. Nel Vangelo di san Luca è significativo il brano dei due discepoli di Emmaus, che riconoscono Gesù allo spezzare il pane, ma preparati dal cammino con Lui, preparati dall'invito che hanno fatto a Lui di rimanere con loro, preparati dal DIALOGO CHE HA FATTO ARDERE IL LORO CUORE; così, alla fine, vedono Gesù. Anche per noi l’Eucaristia è la grande scuola in cui impariamo a vedere il volto di Dio, entriamo in rapporto intimo con Lui; e impariamo, allo stesso tempo a rivolgere lo sguardo verso il momento finale della storia, quando Egli ci sazierà con la luce del suo volto. Sulla terra noi camminiamo verso questa pienezza, nell’attesa gioiosa che si compia realmente il Regno di Dio."
Papa Benedetto XVI

sabato 11 luglio 2015

Philippe Arino a Torino martedì 14 luglio 2015

Incontro

Gender: invenzione o realtà?

Conseguenze per la famiglia e l'educazione
Piazza dei Mestieri via J. Durandi, 13 - Torino
Martedì 14 luglio ore 18:45

Modera
Gianluca Segre

Intervengono

Philippe Arino

Alfredo Mantovano

Di seguito alcuni materiali per conoscere meglio il pensiero dell'autore: