lunedì 22 giugno 2015

PAPA FRANCESCO - IO VI DICO: SIATE CASTI!

Visita Pastorale del Santo Padre Francesco a Torino (21-22 giugno 2015) - Incontro con i giovani in Piazza Vittorio. Discorso pronunciato dal Santo Padre (Estratto)

L’amore è concreto, è più nelle opere che nelle parole. Non è amore soltanto dire: “Io ti amo, io amo tutta la gente”. No. Cosa fai per amore? L’amore si dà. Pensate che Dio ha incominciato a parlare dell’amore quando si è coinvolto con il suo popolo, quando ha scelto il suo popolo, ha fatto alleanza con il suo popolo, ha salvato il suo popolo, ha perdonato tante volte – tanta pazienza ha Dio! –: ha fatto, ha fatto gesti di amore, opere di amore. E la seconda dimensione, il secondo asse sul quale gira l’amore è che l’amore sempre si comunica, cioè l’amore ascolta e risponde, l’amore si fa nel dialogo, nella comunione: si comunica. L’amore non è né sordo né muto, si comunica. Queste due dimensioni sono molto utili per capire cosa è l’amore, che non è un sentimento romantico del momento o una storia, no, è concreto, è nelle opere. E si comunica, cioè è nel dialogo, sempre.

Così Chiara, risponderò a quella tua domanda: “Spesso ci sentiamo delusi proprio nell’amore. In che cosa consiste la grandezza dell’amore di Gesù? Come possiamo sperimentare il suo amore?”.

 E adesso, io so che voi siete buoni e mi permetterete di parlare con sincerità. Io non vorrei fare il moralista ma vorrei dire una parola che non piace, una parola impopolare. Anche il Papa alcune volte deve rischiare sulle cose per dire la verità. L’amore è nelle opere, nel comunicare, ma l’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone e cioè l’amore è casto. E a voi giovani in questo mondo, in questo mondo edonista, in questo mondo dove soltanto ha pubblicità il piacere, passarsela bene, fare la bella vita, io vi dico: siate casti, siate casti.

Tutti noi nella vita siamo passati per momenti in cui questa virtù è molto difficile, ma è proprio la via di un amore genuino, di un amore che sa dare la vita, che non cerca di usare l’altro per il proprio piacere. E’ un amore che considera sacra la vita dell’altra persona: io ti rispetto, io non voglio usarti, io non voglio usarti. Non è facile. Tutti sappiamo le difficoltà per superare questa concezione “facilista” ed edonista dell’amore. Perdonatemi se dico una cosa che voi non vi aspettavate, ma vi chiedo: fate lo sforzo di vivere l’amore castamente.

E da questo ricaviamo una conseguenza: se l’amore è rispettoso, se l’amore è nelle opere, se l’amore è nel comunicare, l’amore si sacrifica per gli altri. Guardate l’amore dei genitori, di tante mamme, di tanti papà che al mattino arrivano al lavoro stanchi perché non hanno dormito bene per curare il proprio figlio ammalato, questo è amore! Questo è rispetto. Questo non è passarsela bene. Questo è - andiamo su un’altra parola chiave – questo è “servizio”. L’amore è servizio. E’ servire gli altri. Quando Gesù dopo la lavanda dei piedi ha spiegato il gesto agli Apostoli, ha insegnato che noi siamo fatti per servirci l’uno all’altro, e se io dico che amo e non servo l’altro, non aiuto l’altro, non lo faccio andare avanti, non mi sacrifico per l’altro, questo non è amore. Avete portato la Croce [la Croce delle G.M.G.]: lì è il segno dell’amore. Quella storia di amore di Dio coinvolto con le opere e con il dialogo, con il rispetto, col perdono, con la pazienza durante tanti secoli di storia col suo popolo, finisce lì: suo Figlio sulla croce, il servizio più grande, che è dare la vita, sacrificarsi, aiutare gli altri. Non è facile parlare d’amore, non è facile vivere l’amore. Ma con queste cose che ho risposto, Chiara, credo che ti ho aiutato in qualcosa, nelle domande che tu mi facevi. Non so, spero che ti siano di utilità.

domenica 21 giugno 2015

UNA CARTOLINA PER LA FAMIGLIA E CONTRO IL GENDER DA PIAZZA SAN GIOVANNI (ROMA 20 GIUGNO 2015)

Manifestazione "Difendiamo i nostri figli" Roma Piazza S. Giovanni 20 giugno 2015

Ho scattato questa fotografia arrampicandomi sulla sommità della statua di san Francesco che domina piazza san Giovanni a Roma in occasione della milionaria manifestazione per la famiglia e contro le proposte di legge ideologiche e liberticide sull'omofobia, il "matrimonio gay" e la propaganda dell'ideologia gender nelle scuole (20 giugno 2015).


Dopo un acquazzone estivo, rapido e violento, è tornato un sole bruciante e un'umidità afosa che rende faticoso anche respirare. Il cellulare funziona a stento, faccio fatica a rintracciare gli amici con o senza attrazione per lo stesso sesso, che da tutta Italia sono venuti in questa piazza. La manifestazione sta per cominciare, la piazza è gremita ancor più di quanto non lo fosse nel 2007 in occasione del Family day. Certo c'è una bella differenza. Questa volta un popolo si è autoconvocato via Facebook e nonostante la freddezza ed il sospetto di certe istituzioni, la realtà prevale sul politicamente corretto, su quell'immobilismo fatto di intenzioni, buone sulla carta, ma che sfugge il confronto quando "bisogna agire". Adesso mi è chiaro come per me continuare a tacere significa essere conniventi difronte ad una forma di violenta dittatura anticristiana, che esige la nostra testimonianza qui ed ora!



La manifestazione è la somma di istanze molto diverse, anche confliggenti tra di loro per certi aspetti. Non posso condividere pienamente forma e sostanza di tutti gli interventi ma è vero che "nella casa del Padre mio vi sono molte dimore" (Gv 14, 2). Ci sono idee discutibili o semplicemente sensibilità differenti, come in ogni famiglia che si rispetti. Ma difronte al pericolo queste differenze non mi possono impedire di fare il bene e proclamare la verità. Il nemico vive e si alimenta dell'oscurità e del silenzio, quindi agirò al contrario, alzando con fermezza e carità la voce alla luce del sole, senza paura, perché Cristo ha vinto il mondo.

Ho già espresso le mie idee sulla questione omosessuale in altra occasione CLICCA QUI, e non intendo ritornarci sopra, mi preme solo ribadire che al centro di ogni attività pastorale deve esserci un sincero interesse per la persona, la cui natura porta nell'essenza l'impronta di Dio, quel Dio che è amore, e realizza la sua dignità nella relazione conformemente alla sua natura umana. La crisi che dobbiamo affrontare, è una crisi antropologica. Occorre ribadire con forza e nella vita la realtà dell'uomo: chi è l'uomo e dove è diretto?

Il magistero ci dice che  l'uomo è "creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna". L'uomo non è una somma di desideri ma per essere felice e realizzarsi deve soddisfare quei bisogni che trascendono la sua natura e sono in essa fondati.

Mi sembra che ci sia un interesse sincero ed una coscienza crescente di questa esigenza nel popolo che si è levato in piedi il 20 giugno, e finché resterà fedele a questa visione dell'uomo non potrà che fare del bene, perché questa è una battaglia escatologica.

mercoledì 17 giugno 2015

SUOR LUCIA: LO SCONTRO FINALE TRA IL SIGNORE E IL REGNO DI SATANA SARÀ SULLA FAMIGLIA E SUL MATRIMONIO (card. Carlo Caffarra)

Estratto da Il Cardinale racconta: suor Lucia mi scrisse di Maria Pia Picciafuoco in La Voce di Padre Pio, marzo 2008
Il Cardinale Carlo Caffarra insieme a Papa Francesco

Domanda: C’è una profezia di suor Lucia dos Santos, la veggente di Fatima di cui il 13 febbraio scorso è cominciato il processo di beatificazione, che riguarda “lo scontro finale tra il Signore e regno di Satana”. E il campo di battaglia è la famiglia. Vita e famiglia. Non tutti sanno che Lei ebbe da Giovanni Paolo II l’incarico di ideare e fondare il Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia che oggi ne porta il nome (il card. Caffarra ne è Professore Emerito, ndr).

Risposta: Sì. All’inizio di questo lavoro affidatomi dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, ho scritto a suor Lucia di Fatima, attraverso il vescovo perché direttamente non si poteva fare. Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa – ora negli archivi dell’Istituto – in cui è scritto: lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo. E poi concludeva: ma la Madonna gli ha già schiacciato la testa. Si avvertiva, anche parlando con Giovanni Paolo II, che questo era il nodo, perché si toccava la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni. Se si tocca la colonna portante crolla tutto l’edificio, e questo adesso noi lo vediamo, perché siamo a questo punto, e sappiamo. E mi commuovo, leggendo le biografie più sicure di Padre Pio, di come quest’uomo fosse attento alla santità del matrimonio, alla santità degli sposi, anche con giusto rigore più di una volta


martedì 9 giugno 2015

CURARE LE FERITE DELL'ANIMA PER RICONCILIARSI CON SE STESSI (CEC)


Francis Bacon (1909-1992)
Nella vita e nella storia personale ci sono diversi fatti ed eventi che influiscono sullo sviluppo dell'affettività e su come si vive. Sono eventi che non si vanno necessariamente a cercare, forse per giovane età, ingenuità, impulsività e incoscienza. Semplicemente si verificano.

In questi eventi giocano un ruolo fondamentale i genitori.

Sarráis (2013) spiega che l'adeguata congiunzione di affetto e norme stabili crea l'ambiente educativo più favorevole per l'educazione della maturità.

La famiglia è la prima scuola di amore e affettività. Si riconosce il ruolo fondamentale dei genitori nell'educazione all'affettività dei figli. Sono i genitori i primi invitati a educare integralmente i figli, ed è chiaro che l'educazione dei sentimenti occupa un posto di primo piano.

I genitori, tuttavia, non sono necessariamente formati per educare i propri figli all'affettività. Anzi, oggi c'è una notevole assenza emotiva da parte dei genitori, che spesso si dedicano a lavorare per cercare le risorse economiche necessarie a sostenere la famiglia. Si constatano inoltre problemi di comunicazione tra i genitori o tra genitori e figli, infedeltà coniugale, abuso emotivo di genitori e figli, iperprotezione, soprattutto materna... Un aspetto importante per l'educazione all'affettività di qualsiasi persona è il rapporto con i fratelli o con i familiari più prossimi. Dopo i genitori, i fratelli e i cugini più stretti sono i primi amici.

Un altro spazio di affettività e amicizia è la scuola, dove il rapporto con docenti e compagni diventa un'occasione privilegiata per educare l'affettività.

Ripercorrendo la propria storia personale, l'essere umano scopre vari fatti ed eventi che hanno influito sulla sua vita attuale e ovviamente hanno segnato l'affettività.

Se vuole essere felice, è invitato a maturare integralmente come unità bio-psico-spirituale. Questa maturità implica una conoscenza personale e un'accettazione e riconciliazione della storia personale per vivere il momento presente con libertà interiore. Non può cambiare il passato, ma può accettarlo e metterlo nelle mani di Dio. Non può neanche dominare il futuro: può progettare e prevedere, ma sa che non necessariamente le cose andranno come pianifica. L'unica cosa che gli appartiene è il momento attuale: solo nell'istante presente stabilisce un autentico contatto con la realtà.

Per tutto questo risulta fondamentale vivere un atteggiamento di accettazione e di riconciliazione di fronte al passato; in questo modo, vive liberamente il momento presente. Rojas (2011) afferma che “l'uomo maturo è quello che ha saputo riconciliarsi con il suo passato. Ha potuto superare, digerire e anche chiudere le ferite del passato, e allo stesso tempo ha uno sguardo verso il futuro promettente e incerto”.

Cosa sono le ferite affettive?

Per iniziare il cammino della riconciliazione, si invita a guardare quali sono le ferite affettive che hanno lasciato un segno e continuano ad avere manifestazioni attuali.

La parola ferita deriva dal greco traumautus, traumatizzare; nella terminologia greca, voleva dire provocare una ferita fisica o psicologica. Attualmente la parola “trauma” si usa per riferirsi all'aspetto psichico (mentale, psicologico ed emotivo) e fisico (colpo forte o frattura). In senso figurato, una ferita è ciò che affligge e tormenta l'anima.

In questo senso, è importante spiegare che una ferita affettiva è un colpo all'affettività della persona che provoca un danno duraturo in tutte le sue dimensioni. La ferita o trauma affligge, addolora e tormenta l'animo o la psiche della persona. In sintesi, si parla di un fatto o evento nella vita o nella storia della persona che le provoca dolore e sofferenza. L'obiettivo sarà allora quello di riconciliare, curare e guarire quella ferita. Si tratta di affrontare e cambiare le conseguenze che questa ha provocato. Anche se sembra impossibile, diventa possibile se si ha uno sguardo di speranza e fiducia in Dio, nella sua grazia e anche in se stessi. Diventa quindi possibile un processo di riconoscimento e guarigione che può durare anche tutta la vita. L'importante è affrontare queste ferite o questi fatti che in genere hanno conseguenze sull'esistenza.

Perché si devono guarire le ferite? Come si conoscono? O quali conseguenze di queste ferite parlano nella vita quotidiana?

Cabarrús (2006) afferma che la mancata conoscenza delle ferite gioca spesso contro l'essere umano, perché danneggia lui e gli altri, ma soprattutto – e forse è l'aspetto più importante –, per il fatto di non averle affrontate consapevolmente, per non essersi accorti della loro presenza, per non averle snidate e guarite, stanno intorbidendo la vita, oscurando le potenzialità e impedendo di realizzare i desideri più profondi.

Ci si può rendere conto facilmente di questo colpo o di questa ferita se la persona analizza la propria vita, visto che la parte maggiormente ferita emerge più chiaramente quando c'è una stanchezza eccessiva o si verificano pressioni esterne, ma le sensazioni negative sorgono anche da sé, come se avessero vita propria. In quel momento si sente come se il negativo ci abitasse, ci dominasse (Cabarrús, 2006).

È importante tener conto del fatto che le ferite possono verificarsi per mancanza o per eccesso, per la mancata soddisfazione della necessità affettiva o per la sua soddisfazione esagerata; per la mancanza di attenzione o per iperprotezione. In questo modo, può essere un colpo molto forte, molto intenso, o si può verificare per una ripetizione di fatti della stessa natura. Ad esempio, una sensazione costante di non essere amati durante l'infanzia, o di dover fare delle cose per ottenere affetto o emergere.

Queste ferite, suscitando paura nel bambino o nella bambina, fanno sorgere delle paure di base: di essere condannati, di non essere amati, di fallire, di essere paragonati, di rimanere “vuoti”, di essere abbandonati, di soffrire, di mostrarsi deboli, del conflitto (Cabarrús, 2006). Queste paure sono prodotte anche da traumi o fatti concreti avvenuti durante il corso della vita che lasciano strasichi nella vita psicologica della persona.

Di fronte alle ferite affettive, si consiglia di lavorarci su a poco a poco, ma prima è necessario compiere uno sforzo consapevole per conoscerle e identificarle.

Risulta allora necessario e indispensabile iniziare con un processo di riconciliazione e guarigione interiore, per avere uno sguardo su se stessi e su ciò che ci circonda in modo completo e integrale.

Un mezzo fondamentale per la riconciliazione e per vivere il senso della vita è la conquista della virtù e del dominio di sé. Ciò significa che l'essere umano è invitato al dominio di sé e a procedere in questa formazione personale per accettare e amare com'è, come Dio lo ha creato, con tutto ciò che Dio gli ha regalato e con tutto quello che permette che avvenga nella vita e nella storia personale.

Non è raro che certe ferite o problemi da riconciliare siano un ostacolo per vivere la virtù e la formazione personale, e da ciò deriva l'importanza di avviare questo processo di accettazione, perdono e riconciliazione.

Da dove iniziare?

In primo luogo bisogna riconoscere che anche se l'essere umano non si riduce alle sue ferite affettive queste influiscono sui vari comportamenti o condotte, e anche, come si è detto, sugli stati d'animo, sull'affettività e sui pensieri. Cabarrús (2006) parla di certi sintomi che fanno da spia: le compulsioni, le reazioni sproporzionate, il senso di colpa malsano, la scarsa stima personale, le idee negative che ci ripetiamo e con le quali ci facciamo del male, la postura corporea e in generale uno standard negativo di condotta.

È allora fondamentale identificare queste ferite, questi fatti, le assenze, i vuoti o le mancanze che hanno provocato un dolore psichico e che ovviamente si possono guarire, accettare e riconciliare per smettere di lottare con gli eventi, con se stessi e con gli altri. Se invece non si guariscono le ferite, queste agiscono inconsapevolmente nella vita dell'essere umano, senza che se ne renda conto, e può anche accadere che si lotti con questi fatti e che questo renda infelici, amareggiati, senza senso della vita.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti] Aleteia 

mercoledì 3 giugno 2015

SANTI CARLO LWANGA E COMPAGNI MARTIRI



San Carlo Lwanga

San Carlo Lwanga e compagni martiri sono patroni dell'Apostolato Courage della Chiesa cattolica per persone con attrazione per lo stesso sesso che desiderano vivere in castità.

Nel martirologio romano, al 3 giugno, si ricorda che san Carlo Lwanga e i dodici compagni martiri – di età compresa tra i quattordici e i trent’anni, appartenenti alla regia corte dei giovani nobili o alla guardia del corpo del re Mwanga, neofiti o fervidi seguaci della fede cattolica – essendosi rifiutati di accondiscendere alle turpi richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda furono alcuni trafitti con la spada, altri arsi vivi nel fuoco. Dove per "turpi richieste" si devono intendere le brame omosessuali del "dissoluto" re Mwanga.


Intervento di p. Philip Bochanki sui martiri ugandesi alla Conferenza Courage 2014 a Philadelphia


Il 3 giugno 2003, giorno della Memoria dei Santi Carlo Lwanga e Compagni, Martiri, il Card. Joseph Ratzinger rendeva pubblico il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede: Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali


Foto dei martiri ugandesi, al centro (n. 13) san Carlo Lwanga (a. 1885)



PREGHIERA PER LA PUREZZA SESSUALE
(preghiera dell'Apostolato Courage)

Signore Gesù, io consacro la mia sessualità a te; purifica la mia mente, la mia memoria, la mia immaginazione e i miei sogni da tutti i contenuti disordinati.

Concedimi il dono della castità, di sottomettere le mie pulsioni sessuali al tuo Santo Spirito che dimora in me. Se c'è qualche incongruenza nel mio cuore in questo senso, Ti prego di rendere il mio cuore puro e semplice.

Custodisci, Ti prego, la mia debolezza con la tua Santa Croce, per intercessione della tua santa madre Maria, il mio angelo custode, san Carlo Lwanga e la comunione dei santi. AMEN