domenica 23 giugno 2013

L’orgoglio: vivaio di tutti i peccati (di Gilles Jeanguenin)

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La nostra epoca ha visto le più ambiziose realizzazioni tecnologiche e le più importanti scoperte in molti ambiti della scienza: penso in particolare ai progressi vertiginosi della medicina che hanno permesso di salvare tante vite umane. Ciononostante, l’anima umana rischia di perdersi nei meandri di una società sempre più secolarizzata: infatti quando il genio umano non riconosce più il posto di Dio nella creazione e nella vita dell’uomo, l’umanità corre, immancabilmente verso le peggiori aberrazioni e atrocità. L’orgoglio diventa causa e fine dell’agire di chi rifiuta di riconoscere in Dio il suo creatore e salvatore. L’orgoglioso non ascolta nessuno: ascolta solo se stesso! Quel “rospo tutto gonfio d’orgoglio” – secondo l’espressione di san Francesco – non tiene conto dei consigli ricevuti; non accetta il minimo rimprovero; sopporta unicamente la compagnia dei suoi adulatori e, se per disgrazia viene contraddetto, va su tutte le furie o si isola in un silenzio altezzoso e sprezzante. Permaloso, egli si adombra sia per un sì sia per un no e, se è disapprovato, diventerà sicuramente nemico di chi lo contraddice!

San Francesco di Sales eccedeva in pazienza e carità nei confronti delle persone orgogliose e ribelli. Forte della sua dotta esperienza delle anime, dà un consiglio prudente con una punta di umorismo:

“Bisogna fare attenzione a trattare quelle anime con dolcezza, per timore che mordano, perché hanno i denti! Sono in preda a passioni così violente, che quando vengono contrastate si ribellano.”

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La carità ben ordinata comincia da se stessi

Abbiamo detto che l’orgoglio è l’amore smisurato di sé. Ma possiamo amarci di un amore che non sia macchiato di orgoglio o d’egoismo? Le parole del Signore “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12,31; Lv 19,18) si riferiscono chiaramente all’amore e al rispetto che dobbiamo a noi stessi e se ci detestiamo, quale amore possiamo offrire agli altri? Nessuno può essere felice e costruire la propria vita se non si ama: in realtà laddove manca tale amore, nasce il disprezzo di sé con una schiera di frustrazioni. Non è raro vedere anime generose, che si dedicano completamente al prossimo, essere incapaci di apprezzarsi e prendersi cura di se stesse. Solamente chi impara ad amarsi può amare gli altri, senza esaurirsi in un altruismo eccessivo. Chi si conosce, si accoglie e si accetta; compie anche un grande atto di umiltà e di carità verso di sé.

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L’umiltà è l’unico antidoto radicale contro l’orgoglio. Il santo vescovo di Ginevra, anche se con un linguaggio un po’ arcaico, ci ha fornito le principali linee direttrici. Questa umiltà salesiana, fatta di dolcezza e di tenerezza, conduce l’uomo alla sorgente dell’amore divino senza che egli debba rinunciare a se stesso* [* Il cristiano non rinuncia a essere se stesso ma a essere per se stesso: abbiamo spesso confuso!]. Non è disprezzandosi che l’uomo si rende amabile agli occhi di Dio, ma soltanto con l’umiltà e l’accettazione di ciò che è in verità. L’uomo deve, pertanto, rifiutare il peccato che avvilisce e sfigura il suo cuore.

La vera umiltà non invischia l’uomo nel suo fango, ma piuttosto ne esalta la dignità, rendendolo simile al suo modello: Gesù Cristo. È umiliandosi sul legno della croce, infatti, che il Figlio di Dio salva il mondo dal peccato e dalla morte eterna. Francesco di Sales, quale vero maestro spirituale, ci educa al dono totale di sé cercando di piacere solo a Dio, per la sua maggior gloria.

Accogliamo dunque le nostre piccole umiliazioni quotidiane – quelle non volute ne cercate da noi – con uno spirito di fede e di abbandono a Cristo, perché, come dice bene Francesco, “nulla può nuocere a coloro che mettono tutta la loro volontà nell’amare Dio, amandolo sopra ogni cosa e in tutte le cose”


Preghiera di san Francesco di Sales

O padre, tu che rivesti il cielo di tante stelle, e la terra di tanti fiori, dammi la veste nuziale della carità, affinché possa presentarmi alle tue nozze; l’abito dell’obbedienza, affinché obbedisca ai tuoi comandamenti e alle tue leggi; il vestito dell’umiltà, affinché sia piacevole ai tuoi occhi.
Rivestimi dei ricchi vestiti delle virtù infuse; dammi la perfetta fede, la sicura speranza, l’ardente carità.



Tratto da Gilles Jeanguenin: Guarire le ferite dell’anima con san Francesco di Sales pp. 58-61

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